La tragedia dei soldati italiani in Russia by Arturo Morati

La tragedia dei soldati italiani in Russia by Arturo Morati

autore:Arturo Morati [Morati, Arturo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788832281668
editore: Andrea Giannasi Editore
pubblicato: 2021-08-03T16:00:00+00:00


Testimonianze tratte da: Italjanskij choroscij (italiano buono) di Antonio Bellati.

La testimonianza di uno dei superstiti di quella tragedia che fu la Campagna di Russia

Gli alpini valsassinesi reduci dalla campagna di Russia raccontano ancora. Collana storica Credito Valtellinese 1985.

Quel Natale del ’42, sul fronte del Don

Lettere dal fronte, al comando di reclute classe 1922 con tantissimo spirito alpino e amor di Patria.

Verso metà dicembre 1942 l’operazione “Piccolo Saturno” aveva rotto e sconvolto il fronte della grande ansa del Don, dopo aver isolato la 6ᵃ Armata tedesca a Stalingrado. La Divisione Alpina Julia venne tolta dal primitivo schieramento fra Tridentina e Cuneense e spostata di notte a sud oltre il gomito che il Don compie a Nova Kalitva. Trasferimento eseguito con autocarri per due Battaglioni, (L’Aquila - 9° e Tolmezzo - 8° Alpini) in funzione di primo intervento, mentre gli altri seguirono a piedi, anche se l’urgenza del momento imponeva di arginare in tutta fretta la grande falla e di proteggere il fianco destro dello schieramento alpino pericolosamente scoperto con Rossosch sede del Comando a meno di 30 chilometri.

Lì la Julia si trovò costretta a resistere incredibilmente per un mese, dal 17 dicembre ‘42 al 17 gennaio ‘43, sotto attacchi continui, in campo aperto e senza protezione alcuna. Il terreno, agricolo era completamente nudo, senza alberi né arbusti, bianco e gelato per lo spessore di quasi un metro.

Scavare ricoveri, trincee e postazioni richiedeva duro lavoro, sempre ostacolato dai continui attacchi. La maggior parte dei difensori era costretta quindi a vivere spesso all’addiaccio, con temperature proibitive. Con il nostro equipaggiamento poco adatto per simili disagi fu elevatissimo il numero dei congelati, fino ai primi di gennaio, quando fu possibile distribuire stivali di feltro di tipo russo con altre coperte e indumenti. Già al trasferimento e nei primi giorni e sulle nuove posizioni gli uomini potevano mangiare solo galletta e scatolette di carne gelata, senza mai una tazza di bevanda calda. Perfino l’acqua era cosa preziosa, in seguito, da dietro il fronte, i pasti potevano essere forniti solo di notte e se non era in corso un attacco. Naturalmente pane, cibo e bevande erano quasi sempre da sgelare.

Caso raro, il bollettino del Comando supremo tedesco del 29 dicembre 1942 citava “… nei combattimenti difensivi nella grande ansa del Don, si è particolarmente distinta la Divisione alpina italiana Julia”. Quella zona resta famosa anche per i russi, infatti la caratteristica collina “Mironova gora” prospiciente il Don sulla confluenza col Kalitva (per noi quota Pisello) venne eletta a Sito Memoriale, con un importante monumento a ricordo di quel crudele periodo di scontri proprio con noi italiani. Ciò osservo ora e sempre con infinita tristezza, poiché tutti vogliono ricordare quei morti russi e italiani, mentre 67 anni dopo ci chiediamo ancora perché?

Stava arrivando il Natale, il “generale inverno” dettava legge con difficoltà estreme, specie per noi, e quella posizione nonostante la resistenza dei nostri, stava diventando la trappola catastrofica che portò all’accerchiamento anche del Corpo d’Armata alpino.

Allora c’era solo la scrittura per dire e descrivere, per ricordare, per lenire la lontananza, per confrontarsi con i propri cari.



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